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Blog di Boind

I fondamenti dello yoga: Yoga Sutra di Patanjali

17/4/2016

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Provate, per un momento, a immaginare di vivere ai tempi di Patanjali: siete nel quinto secolo dopo la nascita di Cristo; siete i discepoli di un maestro spirituale...
Probabilmente avete abbandonato ogni cosa per dedicarvi al cammino dello yoga, vivete con il vostro maestro e lo servite per essere accettati nella "sua casa".
Tutte le vostre giornate sono dedicate alle pratiche e agli studi tale è l'intensità di ottenere l'agognata liberazione dalle preoccupazioni dell'esistenza.
Il vostro maestro parla, voi ascoltate. Ascoltate ogni sua parola come fosse un dono prezioso, una rivelazione. Non vorreste dimenticare nulla, neppure un piccolo dettaglio e non esistono libri di testo o altre forme per proteggere questo dono prezioso dalle insidie del tempo.
La vostra memoria è prodigiosa come quella dei cercatori che condividono con voi questa ricerca. Siete stati selezionati e scelti con prove difficili che hanno sondato la sincerità e la profondità della vostra determinazione. Altrimenti non sareste stati accolti come discepoli.

Eppure tecniche mnemoniche, metodi per ricordare sono necessari.
Per questo motivo i lunghi discorsi, lunghi periodi di insegnamento vengono condensati attraverso un magico crogiuolo in brevissime frasi che ne contengano tutti i significati.

Queste frasi sono i sutra. I brevi aforismi che ancora oggi molti di noi studiano per estrarne significati magici e preziosi.


Gli yoga sutra sono considerati un testo classico dello yoga e contengono una collezione di 196 aforismi o sutra. Ciascuno di essi cela al suo interno significati preziosi e a volte occulti.

Le quattro sezioni

Il testo degli yoga sutra può essere organizzato in quattro sezioni distinte: questo ci aiuta molto ad orizzontarci nell'infinita prfondita degli insegnamenti. Ciascuna di queste sezioni, denominata Pada, ha un proprio tema e un proprio scopo.

1. Samādhi Pāda

Questa prima sezione è composta da 51 sūtra

In essa si introduce lo Yoga come mezzo per il raggiungimento del samādhi, lo stato di beatitudine nel quale ci si libera dal "ciclo delle rinascite" (saṃsāra).

2. Sādhana Pāda

La seconda sezione è composta da 55 sūtra.

In essa viene descritto il Kriyā Yoga: lo "Yoga dell'agire"
Attraverso gli otto stadi di pratiche differenti (ashtanga) si descrive come ottenere lo stato di samadhi descritto nel samadhi pada

3. Vibhūti Pāda

La terza sezione è composta da 56 sūtra

In questa sezione prosegue la descrizione delle ultime fasi del percorso yogico, e vengono esposti i "poteri sovraumani" che è possibile conseguire con una pratica corretta dello yoga.

4. Kaivalya Pāda

La quearta e ultima sezione è composta da 34 sūtra.

In questa parte meno accessibile si descrive la separazione fra spirito (puruṣa) e materia (prakṛti).
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Yoga Sutra: i primi sutra

17/4/2016

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:Nella sua estrema concisione il secondo sutra degli Yoga Sutra descrive in modo essenziale cosa sia lo yoga.
Trovo che questo sutra, nella sua misteriosa semplicità, sollevi molte domande e molte riflessioni soprattutto alla luce di come oggi lo yoga viene comunemente inteso.

Sutra 1.2

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Yogah

Unione, Integrazione

Citta

Consapevolezza, mente

Vrtti

Fluttuazioni, movimenti, funzioni, vortici

Nirodah

Ostruzione, annichilazione, cessazzione, ritenzione, controllo
Yoga è cessazione delle fluttuazioni della mente

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Cosa sono le fluttuazioni della mente?

Semplificando (forse un po' troppo) potremmo dire che le fluttuazioni della mente siano i pensieri.
Quindi lo yoga consisterebbe nello smettere di pensare?

Pensateci un attimo, vorreste smettere di pensare?

Proviamo a farci qualche domanda per approfondire quest'idea.

1. Cosa sono le fluttuazioni della vostra mente?

Prendetevi un attimo per osservare i vostri pensieri.
Vi aiuterà chiudere gli occhi: gli stimoli visivi attivano in modo naturale la nostra mente. Cercate di divenire consepvoli di ogni singolo pensiero che vi passa per la mente fintanto che non riaprirete gli occhi e contateli.
Associate un numero progressivo a ogni singoli specifico pensiero che vi passa per la mente.

Facciamo un esempio:
Chiudo gli occhi - ho pensato di chiudere gli occhi (1) - devo tenere chiusi gli occhi (2) - devo contare i miei pensieri (3) - sento il rumore di ... (4) - devo contare i miei pensieri (5) - mi fa un poco male il ginocchio (6) - faccio sempre fatica a stare seduto (7) - forse dovrei abituarmi a... (8) - chissa quanto tempo è passato? (9) - devo contare i pensieri (10) - a cosa serve fare questo esercizio (11) - sento un altro rumore... (12) ... ecc. ecc.

Provate adesso, vedete quanto tempo vi occorre per riuscire a identificare
almeno 30 pensieri differenti...

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Vi siete accorti di come la vostra mente fluttui e vaghi da un pensiero all'altro?

Certo avete un flusso di pensiero costante ma intorno a questo si intreccia una miriade di pensieri generati da stimoli esterni (suoni, luci, sensazioni) da ricordi e da associazioni libere fra pensieri differenti.
Non vi sembra che tutto questo assomigli alle onde che increspano l'acqua di un lago o di un torrente?
Potreste definire questo infinito flusso di pensieri cittah vrtti

2. Proviamo per un momento a calmare le fluttuazioni della nostra mente

Prendetevi di nuovo un momento per osservare i vostri pensieri.
Chiudete gli occhi come prima. Questa volta tuttavia fate qualcosa di differente.
Provate a non pensare a nulla. Non dovreste neppure pensare di non pensare.

Sono sicuro che questa richiesta vi sembri strana. Probabilmente una vocina dentro di voi starà già dicendo: tanto lo so che è impossibile...

Tuttavia provateci lo stesso e vedete cosa accade
Che fosse difficile "non pensare" proprio a nulla lo sapevate già.

Ma siete riusciti a capire perchè sembra così difficile?
Perchè non riuscite a decidere di non pensare a nulla neppure per un breve momento?
Esplorate questa questione. Diventate consapevole di quanto siete "voi" a controllare la vostra mente o sia il viceversa...

Provate a chiedervi: come sarebbe non pensare a nulla per qualche momento?

3. Cosa vi potrebbe spingere a volere quietare
le fluttuazioni della vostra mente?

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Patanjali nel sutra 1.3 ci offre un'incantevole risposta,:

Sutra 1.3

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Tada

Quindi, allora, in quel momento

Drastuh

L'anima, il veggente

Svarupe

In sè, nel proprio stato

Avasthanam

Riposa, dimora, risiede, irradia
Allora il veggente dimora nel proprio splendore
Quando le fluttuazioni della consapevolezza sono quietate l'anima manifesta la propria natura.
Il  veggente dimora nella propria grandezza
Che significato ha per voi questo sutra?
Cosa significherebbe per voi dimorare nella vostra grandezza?
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Yoga e Assoluto

5/3/2016

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योग
Yoga
Molti studiosi, collegano il termine yoga alla radice yuj- con il significato di "unire"

Da qui il significato di yoga come insieme di tecniche aventi come scopo l'unione con la Realtà ultima.

Nel linguaggio corrente con "yoga" si intende il più delle volte un variegato insieme di attività che spesso poco hanno a che fare con lo Yoga tradizionale, attività che comprendono ginnastiche del corpo e della respirazione, discipline psicofisiche finalizzate alla meditazione o al rilassamento.

Yoga nelle Upanishad

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Possiamo iniziare ad esplorare il significato dello yoga partendo da un bellissimo riferimento allo yoga nella Maitri Upanishad, una delle scritture fondamentali della spiritualità indiana.
« Ecco il modo di ottenere l'unione con l'Assoluto:

controllare il resipro (prāṇāyāma), ritrarsi dagli oggetti dei sensi (pratyāhāra), meditare (dhyāna), concentrarsi (dhāraṇā), riflettere (tarka), assorbirsi nell'Assoluto (samādhi);

questi sono i sei capisaldi dello Yoga.»

(Maitrī Upaniṣad, VI.18, trad di P.F. Ronconi, in Upaniṣad antiche e medie)
Leggendo l'inizio e la fine di questo brano otteniamo:
"Ecco il modo di ottenere l'unione con l'assoluto... questi sono i sei capisaldi dello Yoga."

Cosa significa?

E' chiaro anzitutto che lo yoga sia "un modo", uno strumento, un insieme di tecniche.

E' chiaro anche che lo yoga abbia uno scopo preciso: ottenere l'unione con l'assoluto.

Per il pensiero indiano ciò che non persegue lo scopo di unirsi all'assoluto non è yoga.

Idee chiave

Proviamo ad esplorare un poco più in profondità alcune idee chiave che ci sembran vengano proposte in questo brano illuminante:

  1. Esiste un Assoluto
  2. E' possibile unirsi con tale Assoluto
  3. L'unione con l'Assoluto può essere conseguita attraverso modi (pratiche)
  4. Tale unione è desiderabile (implicito)

Una riflessione personale

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Se praticate lo yoga potrebbe essere interessante per voi confrontarvi con queste idee chiave.

Anche solo divenire consapovoli del modo con cui ci relazionamo ad esse
può illuminarci sulle ragioni profonde e sull'autenticità della nostra pratica yoga.

Potreste decidere, se lo desiderate di tenere traccia di risposte e dubbi su un diario
per rileggere fra qualche tempo il vostro punto di vista.

Potreste anche riconsiderare il significato della vostra pratica alla luce di esse.
1.
Esiste un Assoluto

  • Cosa ne pensate di questa affermazione: siete convinti che esista un Assoluto? Lo siete davvero?
  • In cosa consiste per voi questo Assoluto? Riuscite a trovare un modo non vago e superficiale di definirlo?
  • Ha senso secondo voi porsi queste domande? Perchè si o perchè no?
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2.
E' possibile unirsi con l'Assoluto

  • Se la risposta alla questione precedente non fosse affermativa allora questa domanda e tutte quelle che seguono non avrebbero significato... a onore del vero anche la pratica dello yoga, secondo la visione tradizionale indiana non dovrebbe interessarvi...
  • Quindi: vi sembra possibile, immaginabile, "unirvi" con l'Assoluto?
  • In caso affermativo: cosa significherebbe per voi unirvi all'Assoluto?
  • Riuscite a immaginarvi una tale esperienza?
  • Che effetto vi fa anche solo porvi la questione?
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3.
L'unione può essere ottenuta attraverso pratiche

Questa è un'altra affermazione importante: come può essere possibile unirsi all'Assoluto attraverso "pratiche"?
:
Proviamo a spiegarci meglio
  • L'Assoluto per essere tale dovrebbe essere immutabile, onnipervasivo, eterno... giusto?
  • Se l'Assoluto fosse mutevole allora potrebbe mutare.
  • Se mutasse potremmo concepire due assoluti diversi: prima e dopo la mutazione.
  • Ciascuno di questi due assoluti sarebbe "mancante" della parte mutata, giusto?
Se tutto ciò è vero, come può essere possibile perseguire qualcosa di trascendente "praticando" nell'immanente.

Usando termini più consueti: com'è possibile perseguire lo spirituale attraverso il materiale?
 
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4.
L'unione con l'Assoluto è desiderabile

Questa è l'ultima di questa serie di riflessioni:
  • Perchè questa unione dovrebbe essere desiderabile?
  • La desiderate? La desiderate davvero?
  • Cosa sareste disposti a fare o a rinunciare per ottenerla?
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Lo Yoga in occidente

22/2/2016

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Che relazione esiste fra le pratiche di Hatha Yoga così come le conosciamo noi oggi in occidente e l'originaria filosofia dello Yoga?


Ispirandoci all'interessante libro di M.Singleton proviamo a condividere un punto di vista che potrebbe essere utile per meglio comprendere e approfondire un mondo complesso e articolato.

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Lo yoga arriva in Occidente

Nella primavera del 1893 uno swami indiano di nome Vivekananda viaggiò negli Stati uniti per partecipare al forum Mondiale sulle religioni.

Nel suo discorso Vivekananda non fece mai uso del termine yoga e certamente si guardò bene dal fare alcun riferimento alle pratiche fisiche dell'hatha yoga a qui tempi considerato di cattivo gusto e totalmente inadatto a rappresentare il mondo dello yoga.

Eppure da molti quello è considerato il momento che segnò l'inizio della diffusione dello yoga in occidente
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Line Goguen-Hughes una giornalista della rivista online mindful scrive in un suo articolo:

"Forse uno degli elementi chiave che hanno reso così popolare Vivekananda in America è stato che egli soddisfava e negava gli stereotipi sugli indiani, consentendo agli americani di romanticizzare lui e il suo paese senza abbandonare troppi dei propri valori."

Hatha Yoga e uso del corpo?

Lo yoga moderno che ha oggi un grande seguito in occidente e per molti è sinonimo di una pratica di posture fisiche, di asana.

La domanda che ci poniamo è: come è possibile che questo sia accaduto laddove per la cultura indiana dello yoga il fare riferimenti alle pratiche fisiche dell'hatha yoga era considerato di cattivo gusto e totalmente inadatto a rappresentarlo?

Ai tempi in cui Vivekananda scrisse la propria sintesi sullo yoga la pratica delle asana era fondamentalmente associata agli yogin.

La povertà aveva trasformato gli hatha yogi in "artisti da strada" che si esibivano in contorsioni posturali e altre pratiche "magiche"
 
Questi yogin venivano spesso confusi con i fachiri e nel corso degli anni erano divenuti i rappresentanti di tutto quello che di erroneo si potesse sviluppare nel pensiero indiano.

Le loro pratiche erano associate a comportamenti discutibili e alla superstizione.
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Dopo la serie di conferenze tenute da Vivekananda in occidente Swami Abhedananda, un suo discepolo, gli succedette come "testimonial" del pensiero indiano in America.

Ma a differenza del proprio maestro egli mise un enfasi  maggiore sulla dimensione esoterica e iniziò a parlare di posizioni fisiche.

Lo yoga dell'India stava per incontrarsi con il movimento fitness che avrebbe permeato molta cultura occidentale nei secoli diciannovesimo e ventesimo.
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Hatha Yoga e influenze occidentali

Mark Singleton rileggendo i primi manuali di yoga in inglese scopre allora le asana erano comunemente paragonate alle pratiche ginniche. Ci si era già allontanati dal significato originario di Yoga.

In quegli anni molte figure in modi diversi rappresenteranno questa corrente di pensiero.

Alcuni riferimenti fra tutti: il movimento danese della ginnastica primitiva, quello Scandinavo di Per Henrik Ling orientato allo sviluppo integrale della persona, il culturismo di E.Sandow e il movimento della ginnastica rmonica di Genevieve Stebbins

Tutti questi movimenti non cercavono soltanto di promuovere la forma fisica ma anche come la sua "salute"

Eugen Sandow, è stato uno degli iniziatori della pratica sportiva del culturismo ed è anzi spesso ritenuto il padre del culturismo moderno.

La sua popolarità crebbe anche grazie al suo aspetto raffinato, alla sua grande intelligenza e al suo carattere ben educato. Sandow inoltre amava vestirsi in maniera raffinata e possedeva un affascinante accento europeo, associato a occhi di un blu profondo e una sincera risata.

Scrisse diversi libri sul culturismo e l'alimentazione e incoraggiò uno stile di vita "sano" reputandolo importante come avere una intelligenza viva, rifacendosì così al suo modello classico di Mens sana in corpore sano.

"La salute piuttosto che la forza fisica dovrebbe essere l'obiettivo della preparazione atletica" E. Sandow
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La ginnastica primitiva

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Molti esercizi della ginnastica primitiva assomigliano alle asana dell'Hatha Yoga
Niels Bukh è stato un ginnasta e un educatore danese (1880 - 1950)
Ottine fama internazionale come preparatore atletico del team danese per i giochi olimpici a Stoccolma del 1912
Nella tradizione di Pehr Henrik Ling, Bukh sviluppo la sua "ginnastica primitiva" finalizzata a prevenire rigidità articolare a cattive abitudini corporee.
Il suo sistema di esercizi divenne molto popolare in Germania nel 1933 e Bukh espresse la sua simpatia per il movimento Nazista e il suo desiderio di migliorare la salute della razza ariana con la ginnastica.
Questo lo rese impopolare nella sua patria
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Hatha Yoga e Nazionalismo Indiano

Questo aspetto dello "yoga fisico" si integrò molto bene con il nascente movimento nazionalista indiano.
I colonialisti britannici presentavano gli indiani come un popolo debole che meritava di essere domainato ma alcuni attiviti in India decisero di reinterpretare la cultura occidentale del corpo come una pratica indigena della costruzione dell'uomo.

Come sottolinea Singleton in certi ambienti la pratica dello yoga divenne un pretesto per formare una resistenza violenta al colonialismo.
Nella foto qui sotto è possbile vedere un esempio di "dimostrazione" yoga come quelle che venivano fatte per i Maharaj del tempo.
Lo yoga è stato anche usato come metodo di formazione degli eserciti indiani.
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La ginnastica armonica

Un'importante influenza occidentale nello sviluppo dell'Hatha Yoga moderno abbiamo detto è stata quella della "ginnastica armonica".

In quel periodo in occidente erano nati movimenti esoterici formati principalmente da donne.

Si basavano sull'idea che il  benessere spirituale, la salute fisica e persino le circostanze economiche avessero una connessione diretta con il rapporto con il cosmo.
In questi ambienti non si faceva mai alcun riferimento allo yoga eppure le loro pratiche assomigliano sorpendentemente a quelle moderne, specialmente nelle varianti del cosidetto "yoga dolce"
Mark Singleton scrive:

"Lo stretching gentile, la respirazione completa e il rilassamento -spirituale - che nel pensiero comune oggi rappresentano lo yoga sono perfettamente rappresentati dalla pratica della ginnastica armonica creata dalla Stebbins..."
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Anche se forse sarebbe necessario approfondire ulteriormente lo studio sembra piuttosto evidente che lo yoga, così come ormai lo vediamo praticato nelle palestre di tutto il mondo, è un fenomeno completamente diverso da quella che è stata l'antica tradizione dell'India.

E' altresì evidente che tale fenomeno è il risultato dell'enorme influenza che il mondo occidentale ha avuto sulla cultura dell'India.

In fondo questo non è neppure un fenomeno specifico dello yoga ma rappresenta la modalità culturale con cui molta parte del mondo occidentale si è approcciata con culture e tradizioni diverse dalla sua.
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Le idee dello Yoga: una sintesi

15/2/2016

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Riorganizziamo le idee proposte nei primi post di questo blog.

Seguendo il suggerimento dello studioso Mircea Eliade abbiamo esplorato il  pensiero indiano partendo da alcune idee/parole chiave: samasara, karma, maya, moksha.

Proviamo a rivederle in mdo sintetico con l'aiuto di un semplice grafico


Iniziamo.

Consideriamo la separazione originaria fra soggetto e oggetto, fra IO e MONDO
Questa separazione "genera" azioni.
Azioni significano cambiamento (dopo un'azione le cose saranno differenti).
E cambiamento signifca impermanenza.
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Continuiamo.

E' all'opera la legge del karma

Ogni azione genera le proprie conseguenze.

Come i sassi gettati nell'acqua di uno stagno producono onde concentriche.

Non tutte le conseguenze si manifestano immediatamente
Alcune avranno effetto sull vite future che si susseguiranno nell'infinito ciclo del samsara.

Nasciamo, viviamo, muoriamo e rinasciamo in forme e modi che dipendono dalle vite precedenti, dalle azioni che in esse abbiamo compiuto
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 Il paradiso e l'inferno indiani non sono un premio o una punizione "erogata" dagli dei.
Semplicemente accade che alcune nostre azioni rinforzano l'ego più di altre.
Allora esso si percepisce maggiormente separato dall'essere supremo che è beatitudine.
Quindi si prova meno felicità.
Ma questa infelicità non è davvero reale.
Come il dolore che si è provato in un sogno.
Questo sognoè la magia in cui ci ha avvolti da maya. Illusione


Maya genera sofferenza.
Attraverso avidya (ignoranza) ci fa credere di essere chi non siamo davvero: limitati, mortali, seprati
L'unico possibile obiettivo è allora quello di uscire dal ciclo del samsara liberandosi di Maya.

Questa è la liberazione: moksha.
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E' a questo che serve lo Yoga.

A ottenere Moksha: liberazione.
Questo stato di liberazione è definito
Sat - Chit - Ananda
esistenza, consapevolezza e beatituine
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